06/2024 - Notizia breve - Paola Piovesana
L'industria di marca crede negli investimenti
«Alle criticità della congiuntura reagiamo rafforzando gli investimenti. Il governo focalizzi le risorse sui comparti strategici».
Con una guida forte e sicura malgrado il contesto complicato, Francesco Mutti, Presidente Centromarca, ha aperto il 25 giugno i lavori dell'annuale assemblea dell'assise che rappresenta circa duecento industrie manifatturiere associate, 2.400 marchi, 64 miliardi di euro di giro d’affari, 97mila occupati.
Un settore fondamentale per il Paese.
Competitività, innovazione, sostenibilità, legalità sono gli ambiti su cui Centromarca ha richiamato l’attenzione del governo nel corso dell’incontro “Geopolitica, società, innovazione - Scenari e priorità per l’Industria di Marca”, promosso alla Triennale di Milano in concomitanza con l’assemblea dell’associazione.
«Abbiamo bisogno di una politica industriale che favorisca fusioni e acquisizioni, perché la taglia delle nostre imprese ci penalizza nel mercato globale», ha sottolineato il presidente.
«È inoltre fondamentale finalizzare le risorse pubbliche sui comparti strategici e creare le condizioni migliori per gli investimenti, in particolare quelli destinati alla digitalizzazione e allo sviluppo sostenibile», insistendo poi con forza sul tema della legalità.
Su questo ventaglio di priorità Centromarca concentra i suoi interventi ai tavoli istituzionali, portando la voce di un settore fondamentale per l’Italia, che sviluppa un giro d’affari di 64 miliardi di euro (in un mercato Gdo che vale 94 miliardi) e occupa 97mila persone.
«Un comparto che genera valore per l'intero Paese».
Una compagine di realtà eccellenti da cui scaturiscono 70 miliardi di valore condiviso a monte e a valle della loro attività (un quarto del prodotto interno lordo dei soli settori agroalimentare e vitivinicolo).
Ogni occupato nell’industria di marca genera sette posti di lavoro nella filiera del largo consumo e dieci complessivi in Italia.
«Gli effetti che ne deriverebbero sul potere d’acquisto delle famiglie, sulla dinamica della domanda interna e sui livelli occupazionali sarebbero fortemente negativi», ha rilevato ancora Mutti.
«Siamo il comparto responsabile che ha evitato - ogni impresa per quanto le era possibile - di scaricare a valle istantaneamente i pesanti aumenti esogeni di costo che in questi anni sono piovuti sui nostri conti economici».
Costi in crescita e inflazione: due falci per il comparto, ma l’industria di marca, nel suo insieme, ha risposto mantenendo o potenziando gli investimenti. Il 6% delle entrate è stato destinato alla ricerca e allo sviluppo. Il 63% delle aziende ha aumentato gli impieghi in tecnologie digitali, come le piattaforme di e-commerce, l’intelligenza artificiale e gli strumenti per la gestione dei big data.
Oltre il 70% ha aumentato gli stanziamenti destinati alla sostenibilità, con focus sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sull'adozione di pratiche di economia circolare.
L’industria del largo consumo, complessivamente, rappresenta l'11,6% di tutti i beni manifatturieri nell’Unione europea.
Il 61%, pari a 276 miliardi di euro, resta all’interno dei confini; il 39%, pari a 174 miliardi di euro, è esportato.
I prodotti di marca europei, particolarmente richiesti in tutto il mondo, rappresentano il 33% del saldo commerciale positivo dell'Ue.
Investendo 81 miliardi di euro l'anno nell'Unione europea, l'industria dei beni di largo consumo contribuisce significativamente alla competitività e all’innovazione.
Alle tavole rotonde di approfondimento che hanno caratterizzato l’incontro hanno preso parte: Paolo Barilla (Vicepresidente Gruppo Barilla), Marco Bentivogli (esperto di politiche industriali e del lavoro Base Italia), Mirja Cartia d’Asero (Amministratrice delegata Gruppo 24 Ore), Roberto Leopardi (Group ceo e general manager Bolton), Paolo Magri (Vicepresidente esecutivo Ispi), Mara Panajia (Presidente e amministratrice delegata Henkel Italia), Corrado Passera (Fondatore e amministratore delegato illimity), Vincenzo Perrone (Professore ordinario Università Bocconi), Cristina Scocchia (Chief executive officer illycaffé), Andrea Scotti Calderini (Fondatore e ceo Freeda), Veronica Squinzi (Amministratrice delegata Gruppo Mapei), Massimiliano Valerii (Direttore generale Censis). Per le conclusioni è intervenuto il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti.