- Notizia breve - Redazione di Largo Consumo
Gianni Mignozzi, Vicepresidente nazionale Anpit: “Per il marketing c’è un solo contratto”
«Senza entrare nel polemico ma con una sola volontà di rappresentare, qualora ce ne fosse ancora la necessità, l’esatta dimensione di un orientamento giurisprudenziale, oramai consolidato, sulla genuinità ed unicità di un ccnl sottoscritto da Anpit e Cisal, è proprio con questo spirito che vorrei affrontare una considerazione fuorviante fatta sul contratto collettivo del “Marketing” – unico contratto collettivo di lavoro specifico del settore – al di la delle fantasiose e tendenziose affermazioni rilasciate, da parte di chi si assurge sullo scranno della legalità e trasparenza, per indicare agli organi dell’apparato giudiziario italiano, quello che si deve fare o non si deve fare per decretare un giudizio di merito. E’ inverosimile, difatti, quanto letto, sotto forma di commento, su questa rivista, in merito a presunti errori di valutazione che sarebbero stati perpetrati nel definire delle controversie giudiziarie incentrate sulla regolare applicazione di norme, nell’ambito del rispetto di imponibili previdenziali con la giusta quantificazione della contribuzione, che, a dire dei commentatori, risulterebbe difforme nel risultato, se solo fossero state prese in considerazione determinati aspetti di validità territoriale, e mi chiedo come si possa asserire tutto ciò, se poi lo stesso orientamento giurisprudenziale viene ribadito in altri Tribunali d’Italia, in quanto, agli orientamenti di Torino e Roma, già citati nel commento, se ne aggiunge ancora un altro del Tribunale di Genova, e tutti, seguendo determinate motivazioni, descrivono quello del “Marketing” come unico ccnl del comparto, tra l’altro, sottoscritto dalle O.S. e datoriali più rappresentative nell’ambito dello stesso comparto. Per di più, non posso esimermi, dal prendere atto, con rammarico, che ancora si cerca di denigrare una contrattazione collettiva che attraverso una perequazione regionale, salvaguarda il potere d’acquisto dei lavoratori, che, anche alla luce delle numerose indagini svolte dall’Istat sull’andamento del costo della vita, è di tutta evidenza nella difformità a seconda che si vive a Milano o a Ragusa. Così come non posso restare indifferente, quando, in maniera anche anacronistica direi, si cerca di far passare un concetto di dumping contrattuale, solo facendo riferimento alla contrattazione di alcune parti sociali in minoranza, senza considerare che altre parti sociali, nel tempo cresciute in rappresentanza, si attivano attraverso una contrattazione integrativa per andare a migliorare proprio il potere d’acquisto e la redditività dei lavoratori, percorrendo una strada che allo stesso tempo migliora la produttività aziendale. Il dumping, è bene dirlo, lo si crea soprattutto attraverso una disapplicazione di qualsivoglia ccnl, non con la giusta applicazione di una contrattazione in linea con le disposizioni della nostra Costituzione. Tra l’altro, come si può pensare di sottopagare dei lavoratori con una alta specializzazione nel settore del field marketing, in un momento storico dove non si fa altro che ascoltare problematiche di mismatch oramai alle soglie del 45%, qualunque operatore economico imprenditoriale oggi cerca di tenere ben stretti i propri lavoratori, incentivandoli anche con accordi di secondo livello, legati alla produttività, andando ad utilizzare quegli spazi consentiti dalle norme, per erogare premialità in esenzione fiscale. Per questo, come dirigente di Anpit, che mi onoro di rappresentare, posso con orgoglio affermare che la stessa Associazione sia da anni precursore dei tempi, alla luce di tutti gli sforzi che l’attuale Governo sta mettendo in campo per perorare produttività e abbassamento del cuneo fiscale. Concludo, ribadendo un non amore per la polemica, ricordando, a tutti i lettori che andranno a leggere questo mio breve intervento, che viviamo in un Paese dove vige la libertà sindacale e d’impresa così come prevista dall’art. 39 della Costituzione, e per questo, rispettando ogni e qualsiasi diritto costituzionale dei lavoratori, una contrattazione, stipulata da organismi con la maggiore rappresentatività, è ritenuta valida ed applicabile, così come hanno già definito i diversi Tribunali d’Italia».