- Approfondimento - Redazione di Largo Consumo
Francia Latticini sceglie la sostenibilità a 360°
Parte da lontano il viaggio di Francia Latticini, ovvero dal 1935, con l’acquisto del primo podere nell’Agro Pontino, passando negli anni ’50, quando si iniziò a distribuire il latte con un furgone Fiat 500 C, sempre portando avanti e rispettando, di generazione in generazione, le cinque regole cardine: latte 100% italiano, qualità e sicurezza, fermenti naturali, metodo tradizionale, ambiente ed economia circolare. Occasione per incontrare, a TuttoFood, Andrea Capone, il Marketing Manager e parlare non solo del Fiordilatte, proposto in tutte le sue forme, ma anche della attuale situazione del mercato. «Siamo in un mercato interno saturo, con i consumi che stanno scendendo, nonostante ci siano prodotti in crescita, come le burrate. Dove si può crescere, è certamente l’estero, a partire dalla Francia, dove i nostri prodotti sono più forti e la risposta è positiva. Anche l’Oriente è importante. Noi esportiamo tanto in Giappone, in Corea del Sud, tramite la linea Frozen, che ci permette di essere accessibili con prodotti a lunga scadenza. Il che ci permette anche di risparmiare sui trasporti, perché un container in nave costa meno della spedizione via aereo.
Noi surgeliamo le mozzarelle e una volta che vengono decongelate sono molto simili a quelle fresche». Quali sono le criticità del mercato del latte della mozzarella e cosa avete fatto per affrontarle?
«Lo scorso anno, ci sono state criticità che hanno avuto anche altri settori. A partire dall’inflazione e il mercato del latte ne ha risentito più di altri, visto che ogni settimana, nella Borsa del Latte, c’era un incremento, quasi a doppia cifra. Oltre all’energia, che non ha fatto altro che aumentare ulteriormente i costi, con continuo cambiamento dei listini inviati ai clienti. Una parte di questi aumenti è stata assorbita, andando a ridurre il margine». Uno delle vostre regole cardine riguarda la provenienza del latte. «Il nostro è latte al 100% italiano e in alcuni prodotti scriviamo latte dell’Agro Pontino. Il 90-95% del latte che utilizziamo è di zona, al massimo del Lazio. Quando, come d’estate, non dovesse bastare il latte laziale, ricorriamo a centrali, comunque italiane.
La bufala campana è del territorio del Consorzio e abbiamo fornitori con cui l’azienda lavora da decenni.
Allevatori che lo scorso anno abbiamo cercato di aiutare, visto il momento. Noi tuteliamo la filiera e il territorio dove ci troviamo. Questo anche grazie al fatto che la famiglia è ancora in azienda». Questo valore sociale dell’azienda viene percepito dal consumatore? «Nel Lazio è un brand riconosciuto, legato alla storia delle stesse persone. Sponsorizziamo attività locali, per far sentire la nostra presenza anche nel sociale». E i consumatori che non sono della zona, come fate ad intercettarli? «Cerchiamo di comunicare, ad esempio, attraverso il packaging. A cominciare dalle 5 regole che comunichiamo su molti prodotti. Poi, aiutano i social, le attività in store con hostess, i concorsi come quello dello scorso anno». A proposito di sostenibilità, il tema benessere animale sicuramente è importante per voi: «Certamente. In più, il 70% dell’energia elettrica che utilizziamo, la produciamo e abbiamo, da anni, due impianti a biomassa. A settembre, abbiamo inaugurato, nello stabilimento di Sonnino, l’impianto fotovoltaico per avere altra energia pulita. L’obiettivo è continuare a crescere in questo campo. Per quanto riguarda il benessere animale, in azienda abbiamo una persona che si occupa di audit presso gli allevatori. Ogni cisterna di latte che arriva da noi viene analizzata e dai valori si riesce a dare un feedback all’allevatore dal quale proviene il latte». A livello di fatturato, come sono le proporzioni? «Abbiamo Gdo e Horeca (siamo forti nel prodotto per pizzeria) che sono, più o meno, allo stesso livello. Siamo cresciuti tanto al Nord, nella Gdo. Quanto al rapporto tra Italia ed estero, quest’ultimo riguarda un 10-15% della nostra produzione. Un asset, quindi, sul quale puntare per crescere ancora di più».